In queste settimane abbiamo spesso parlato dei PFAS su matrici ambientali come le acque potabili ed acque reflue. Oggi, invece, vogliamo parlare di come i PFAS siano legati a quello che mangiamo.
Innanzi tutto è utile sapere che i composti perfluorurati (PFC) sono delle sostanze di sintesi prodotte ed utilizzate per le loro proprietà idrofiliche e lipofile. Sono utilizzate in un ampio campo di applicazioni quali rivestimenti olio ed acqua repellenti nei tappeti, tessuti, pellame, carta, packaging per alimenti, strumentazione elettrica ed elettronica; oppure come agenti surfattanti in prodotti per la pulizia e cosmetici. Sono inoltre utilizzati, come ben noto, nella produzione dei fluoropolimeri (es. PTFE) e come additivi antistatica nell’industria elettronica. Conseguentemente, i consumatori dei Paesi industrialmente avanzati sono giornalmente esposti a queste sostanze. Come ogni altro composto di origine antropica, i PFC possono essere rilasciati nell’ambiente ad ogni step del loro ciclo di vita e, di conseguenza, possono accumularsi nei vari strati della catena alimentare.
Il cibo, specialmente attraverso particolari vettori di esposizione come il pesce, rappresenta la principale fonte di esposizione, per il consumatore, ai PFC (Fromme ed al. 2007). Diversi studi riportano la presenza di PFC in pesce a concentrazioni variabili tra alcuni ppb (microgrammi su chilogrammo) e centinaia di ppb. In queste metrici, la concentrazione di PFOS è sistematicamente più elevata rispetto al PFOA, e la concentrazione di PFOS nel fegato è maggiore rispetto a quella nei filetti. Anche l’EFSA (Agenzia Europea per la Sicurezza Alimentare) nel 2008 ha confermato che “…. Sulla base delle limitate informazioni disponibili, pesce e prodotti alimentari a base di pesce sembrano essere una importante sorgente di esposizione umana al PFOS e PFOA….”. Questo è confermato anche da alcune indagini condotte su popolazioni la cui dieta è ricca di pesce.
Tutto ciò dimostra l’importanza di monitorare la presenza dei PFC sia su matrici ambientali (acque di scarico, potabili ecc…) sia su matrici alimentari come pesce e suoi derivati.
Eurolab, grazie alla sua esperienza ed alla strumentazione all’avanguardia, è in grado di eseguire questi monitoraggi avvalendosi di strumentazione ad Alta Risoluzione, al fine di garantire la maggior sicurezza e precisione del dato analitico.
Per ogni ulteriore chiarimento a riguardo, non esitate a contattarci.
Ormai da molti mesi, almeno in Veneto, si parla di PFAS nelle acque. A volte, per comodità o per pigrizia, si cerca di addossare la responsabillità della loro presenza ad alcune attività produttive ben identificate nella zona di Arzignanto/Trissino. Ma siamo certi che la presenza di PFAS sia dovuta esclusivamente a poche Aziende?
Giovedì 27 ottobre, nella bellissima città di Parigi, si è svolta la riunione del Working Group 1 del Tavolo Tecnico ISO/TC 174.
I delegati nazionali, che rappresentavano l’Italia erano:
Capo delegazione Damiano Zito (Progold SPA – Federorafi)
Paolo Fabbro (Unoerre SPA)
Sandro Del Dottore (Unoaerre SPA)
Massimo Peruzzo (Eurolab Srl)