Finora abbiamo sempre parlato di PFAS, nell’ambito dell’importante e grave situazione di inquinamento delle acque di falda in Veneto.
Ora vogliamo concentrarci sul perché queste sostanze sono finite nelle falde, ossia quali sono gli impieghi “normali” dei PFAS.
Abbiamo detto nel procedente articolo che i PFAS vengono impiegati come impermeabilizzanti nell’abbigliamento, in particolare quello sportivo, ma anche nell’ambito alimentare, per esempio contenitori per alimenti di carta e superfici antiaderenti per le padelle.
Dal punto di vista legislativo, vengono fatte delle distinzioni tra PFOS e PFOA. Il primo è classificato come Inquinante Organico Persistente, in inglese POP (Peristent Organic Pollutants) e può essere presente in rifiuti, tessuti impermeabili e articoli antiaderenti per una percentuale inferiore allo 0,1% sul totale.
Per quanto riguarda PFOA tale sostanza rientra nella normativa R.E.A.C.H. come Sostanza estremamente preoccupante, (Substance of Very High Concern, SVHC), in quanto tossica, bioaccumulabile e stabile, inoltre può causare problemi al feto durante la gravidanza.
Diverse aziende, soprattutto dello sportswear, sono già corse a ripari per ottenere capi impermeabili senza utilizzare i PFOA e PFOS, come nel caso di Gore Tex, che li ha sostituiti con sostanze a catena più corta . In altri casi si è scelto di aderire a certificazioni, come Oeko Tex, nelle quali si certificata sui tessuti una percentuale di PFAS che è molto al disotto dei limiti dettati dall’Unione Europea. Questo viene incontro alla preoccupazione, manifestata già da diversi anni, riguardo la salute e l’ambiente da parte dei consumatori. Non si giudica più un prodotto solo per l’aspetto estetico e il prezzo, ma anche per la cura e la qualità dei materiali.
In altri casi, dove queste misure facoltative pesano troppo sull’azienda, è sufficiente munirsi di strumenti per controllare e monitorare il rispetto delle normative europee R.E.A.C.H. e sui POPs, attraverso protocolli specifici. Eurolab Analysis può vantare una lunga esperienza in questo campo, con personale attento e formato sia sulla parte analitica, sia sulle normative vigenti. Siamo in grado di consigliarvi per trovare insieme la migliore soluzione e garantire alla Vostra azienda e al consumatore serenità e trasparenza.
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Il caso Veneto finisce in un rapporto di Greenpeace, tra i maggiori esempi di inquinamento da PFAS.
I composti organostannici sono composti organici che contengono almeno un legame tra carbonio e stagno. Alcuni organostannici vengono utilizzati su vasta scala e in diversi settori industriali. La presenza di altri organostannici invece, in quanto tossici, viene regolamentata dalle norme europee nell'ambito delle analisi REACH.